
La pianta grande di Roma di Nolli
Nel 1748, Giovanni Battista Nolli pubblicò una prestigiosa e straordinaria grande mappa: la Nuova Topografia di Roma, larga più di due metri e ricca di dettagli riguardanti strade, chiese e monumenti.
Questa mappa rimase il più importante ed accurato lavoro cartografico avente oggetto la capitale fino agli inizi del 20° secolo, quando passò lo scettro alla Forma Urbis Romae di Lanciani.
Ma chi era Nolli?
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Giovanni Battista Nolli
Giovanni Battista Nolli, detto anche Giambattista, è stato un ingegnere e architetto italiano, più noto come incisore e cartografo.
Nato a Como nel 1692, si trasferì per svolgere la professione di geometra, inizialmente a Milano, dove curò la compilazione del locale catasto, e quindi a Roma.
Nell’Urbe si discuteva allora del fatto che Roma – diversamente da altre grandi capitali europee – mancasse di una mappa moderna e particolareggiata.
Il Nolli decise di cimentarsi nell’impresa di colmare questo vuoto nel 1736, e, con l’aiuto del figlio, dell’incisore veneto Giovanni Battista Piranesi e dell siciliano Giuseppe Vasi, costituì un gruppo di lavoro autofinanziato dedicato alla creazione della grande mappa.
Il cardinale Prospero Lambertini avrebbe poi riconosciuto il merito dell’iniziativa e, una volta divenuto papa col nome Benedetto XIV, diede il sostegno ufficiale della chiesa alla sua realizzazione.
Nolli è oggi sepolto alla base dell’altare maggiore della chiesa di Santa Dorotea a Roma, chiesa della quale lui stesso diresse la ricostruzione tra il 1751 e il 1756.
Nuova Topografia di Roma
La fiducia del Papa venne premiata da una stupenda mappa composta da 12 foglio, delle dimensioni di 176 x 208 centimetri e ricca di dettagli.
Il risultato fu una prestigiosa e straordinaria grande mappa (176 x 208 cm), la Nuova Topografia di Roma[1], composta di 12 fogli e corredata da indici dettagliati di strade, chiese e monumenti, che venne ultimata e pubblicata nel 1748. La mappa, inoltre, riporta la nuova divisione in 14 Rioni della città di Roma, stabilita nel 1744 da Benedetto XIV[2] (al quale la carta è dedicata), che portò quindi alla realizzazione di splendide targhe lapidee, indicanti vie e piazze, molte delle quali tuttora presenti nelle strade della Capitale.
Questa mappa è considerata da studiosi e cartografi come uno dei documenti storici più importanti della città, e uno dei piani urbani più rivelatori e artisticamente carichi di tutti i tempi. La mappa di Nolli è una mappa a pianta enografica della città, in contrapposizione alla prospettiva a volo d’uccello, che era lo stile di rappresentazione cartografica dominante prevalente prima del suo lavoro. Non solo Nolli è stata una delle prime persone a costruire una mappa enografica di Roma, da allora la sua prospettiva unica è stata copiata.
La mappa raffigura la città con dettagli sorprendenti. Nolli ha ottenuto questo risultato utilizzando tecniche di rilevamento scientifico, accurati disegni di base e incisioni minuziosamente preparate. Le rappresentazioni grafiche della mappa includono una scala architettonica precisa, nonché una rosa dei venti prominente, che nota sia il nord magnetico che astronomico. La mappa di Nolli è la prima accurata mappa di Roma dall’antichità e cattura la città al culmine delle sue conquiste culturali e artistiche. Il centro storico di Roma è cambiato poco negli ultimi 250 anni; pertanto, la mappa di Nolli rimane una delle migliori fonti per comprendere la città contemporanea.
La mappa comprende quasi otto miglia quadrate della città densamente costruita e il terreno circostante. Identifica anche quasi duemila siti di significato culturale. L’accuratezza tecnica della mappa di Nolli è straordinaria e confermata dalle immagini satellitari, essa rappresenta una pietra miliare nell’arte e nella scienza della cartografia. La mappa non solo registra le strade, le piazze e gli spazi urbani pubblici di Roma, ma mostra dettagliati rendering di centinaia di interni di edifici.
Analisi della mappa
Il “disabitato”
Anche nel 18 ° secolo la vasta area tra il centro urbanizzato e l’antico circuito delle mura Aureliane era un’area dominata da antiche rovine e spazi aperti. Storicamente questa zona è stata definita il luogo disabitato.
Questo territorio non era in realtà vuoto: comprendeva ville e giardini formali, frutteti e orti di lavoro insieme a scavi e cave, giardini pubblici (vicino a Testaccio), indicando una storia complessa e interessante.
Nolli elenca il seguente tipo di uso del suolo nelle porzioni non urbane della città:
- Villa
- Giardino
- Vigna
- Orto Botanico
- Ortaccio
- Cava
- Fosso
- Prati
- Monte
- Acqua Craba
- Valle
Nolli indica quasi 400 di questi siti nel disabitato e in quelle aree immediatamente fuori dalle mura, o fuori le mura, e li raffigura graficamente in modi suggestivi e talvolta allettanti. Ci sono almeno una dozzina di simboli grafici distinti usati: alberi, file o campi solcati, miscele dei due insieme a emblemi simili a mais costituiscono i simboli del paesaggio più comuni.
Il rendering di Nolli sembra dimostrare che il centro urbano aveva un entroterra vitale e complementare, che non solo serviva da rifugio per le sue ricche famiglie ed ecclesiastici, ma presumibilmente che fungeva anche da fonte di cibo.
Le concentrazioni complessive dei tipi di villa sono interessanti da notare. Le sontuose ville dei ricchi tendono a presentarsi a quote più elevate sulle colline, ad esempio quelle che si radunano nella zona del Pincio settentrionale (Ludovisi, Borghese, Medici e Altieri). In secondo luogo, le ville tendono a circondare il bordo orientale delle mura aureliane senza quasi tali proprietà nelle zone meridionali di cui parlare. A Trastevere e nel Borgo, importanti ville proliferano sulle colline del Gianicolo sebbene tendano ad essere aziende più piccole, la principale eccezione qui è la Villa Panfili appena fuori Porta S. Pancrazio.
Vigneti, frutteti e orti costituisce la maggior parte del disabitato. I nomi indicano la proprietà di famiglie e istituzioni in modo che ci si possa ragionevolmente aspettare che ciascuna entità così nominata fosse il destinatario dei frutti dei propri pacchi.
La cava (cave o scavi) e le fornaci o le opere in mattoni del Vaticano indicano chiaramente le fabbriche di mattoni e i magazzini che furono utilizzati nella costruzione di San Pietro e rimasero un sito per materiali da costruzione e cantieri edili in città in seguito.
Le mura di Roma

I circuiti murari di Roma forniscono un quadro di riferimento per la città sia come misura della sua crescita e prosperità, sia come testimonianza delle vicissitudini di una grande città, della sua immagine di se stessa e dei bisogni pratici di sicurezza durante i periodi di travaglio e anche durante i periodi di pace.
I primi muri
I circuiti murari di Roma possono essere considerati di natura approssimativamente concentrica, che provengono dal nucleo preistorico della città, o vicino all’antico Foro Romano. Le colline circostanti e le valli circostanti contribuirono a definire queste linee umane di demarcazione in base alle quali le fratture naturali nel paesaggio furono sfruttate per stabilire linee di difesa.
Il circuito delle mura repubblicane
Il più antico circuito delle mura è una questione di congetture, ma certamente avrebbe circondato i primi insediamenti della città che includessero le colline Capitolina e Palatina.
Le mura serviane furono erette da Servio Tullio, un VI secolo a.C. re, che governava Roma molto prima della Repubblica. Ai suoi tempi furono costruiti alcuni lavori di difesa, probabilmente un fossato e una palizzata o un muro, dove non vi erano barriere naturali. Usando parte del circuito di Servio, le mura repubblicane furono costruite dopo l’invasione gallica del 390 a.C. Le istituzioni pubbliche e religiose della città si trovano all’interno di questo circuito e sono state servite da una sofisticata infrastruttura di acquedotti e strade consolari. Queste arterie regionali hanno trafitto le pareti in punti strategici che hanno fornito punti di controllo, dogane e relative funzioni pratiche e onorifiche.
Circuito murale aureliano
Roma presto superò le mura repubblicane e divenne una forza così potente in Italia e nel Mediterraneo che non sentì alcun bisogno di mura cittadine fino alla fine del IV secolo d.C. quando la pressione barbarica dall’est iniziò a minacciare l’impero. Al tempo del tardo Impero la città era cresciuta fino all’enorme dimensione di oltre un milione di abitanti.
La città si era riversata nel Campus Martius all’interno dell’ovile del Tevere e si era generalmente spostata verso l’esterno dall’epicentro del forum. L’area della città triplicò nel processo.
Circuiti successivi
Con la scissione dell’Impero da parte di Costantino in una metà orientale e occidentale nel IV secolo d.C., unita alle devastazioni degli attacchi barbarici dal V secolo in poi, la città si ridusse in un’area ben all’interno delle mura aureliane, abbandonando in gran parte le sette colline con la popolazione che si spostava verso le zone basse vicino al Tevere perché il taglio degli acquedotti li privava dell’unica altra fonte d’acqua.
Di conseguenza il centro della città si trasferì nel Campus Martius dove erano disponibili fiume e pozzo d’acqua. Mentre la città medievale si ridusse a una popolazione di poco più di 10.000, un’espansione delle mura di Leone IV (847-855) per includere San Pietro portò alla creazione dell’unica parte veramente difendibile di Roma chiamata Borgo o la Città Leonina, ancorata di Castel S. Angelo (una trasformazione fortificata della tomba di Adriano del II secolo) a est e la basilica di San Pietro a ovest.
Nel Rinascimento i Papi trasferirono la loro residenza a Borgo dall’area indifendibile del Laterano. Nicola V (1447-1455) allargò le mura del Borgo per includere la collina vaticana; Paolo III (1534-1549) li convertì in mura bastionate in grado di resistere al fuoco dei cannoni; Pio IV (1559-1565) raddoppiò l’area urbana di Borgo e racchiuse questa zona con un muro ancorato al Castel S. Angelo appena bastionato. Urbano VIII (1623-1644) collegò il Borgo con Trastevere costruendo un muro bastionato lungo la dorsale del Gianicolo. L’ambizioso progetto di Paolo III di abbreviare le mura Aureliane e di convertirle in un circuito bastionato ebbe vita breve: furono costruite solo due brevi sezioni, una tra Porta Appia e Porta Ostiense e una sul colle Aventino.